The Onlife Manifesto 10 years after. Parte 1: uno sguardo introduttivo

A dieci anni dalla pubblicazione di The Onlife Manifesto conviene rileggere quelle pagine e comprendere se quanto espresso e motivato possa ancora essere attuale all’alba dell’era dell’intelligenza artificiale.

Su un punto in particolare conviene soffermarsi, ma lo vedremo con calma.

Trasformazioni e impatto della rivoluzione informatico-tecnologica

Gli ICTs (ovvero i prodotti informatico-tecnologici) non sono solo tool ma piuttosto forze ambientali che modificano:

  1. la concezione del sé
  2. le interazioni sociali
  3. il concetto di realtà (metafisica)
  4. le interazioni con la realtà (azione)

Questo impatto è dovuto a quattro trasformazioni, favorite e potenziate dagli ICTs:

  1. la sfocatura dei confini tra reale e virtuale
  2. la sfocatura dei confini tra umano, macchina e natura
  3. il passaggio dalla scarsità alla sovrabbondanza di informazione
  4. lo spostamento dal primato di beni, proprietà, relazioni binarie a quello di interazioni, processi e reti.

Facciamo un salto di dieci anni in avanti. Arriviamo a Settembre 2023.
L’hype dell’intelligenza artificiale ha fatto il suo ed è arrivata tra noi.
Smartphone e social media sono ormai parte delle nostre vite fin dalla culla (o quasi).

Ciò che resta è una realtà da analizzare con spirito critico, usando The Onlife Manifesto come Dante con Beatrice.

L’incomprensione del significato e le narrazioni da cambiare

La mancanza di una chiara comprensione concettuale della realtà può portarci a vedere negativamente il futuro, perché temiamo e rifiutiamo ciò a cui non riusciamo a dare senso e significato.

Questo è sempre avvenuto, probabilmente a qualcun@ la ruota sarà sembrata incomprensibile, agli inizi.

I concetti e le narrazioni che sottostanno alla modernità (primato delle entità come oggetti-realtà separati e individuali) vengono scossi dalla rivoluzione tecnologica in quest’era iperconnessa (il primato delle interazioni) in tre mosse:

  1. perdita di distinzione tra esseri umani, artefatti tecnologici e natura
  2. distribuzione di responsabilità
  3. abilitazione di sistemi multi-agent

E dunque

Ripensare le metafore, i concetti e le narrazioni che sostengono l’era Onlife permette di rendere comprensibile il cambiamento in atto.

Con la stabilizzazione di ICTs, smartphone, social media, e l’avvento delle IA, per non rimanere concettualmente spiazzati e quindi proiettarci negativamente sul futuro, ancora di più oggi che nel 2013 è urgente la necessità di modificare le narrazioni, le metafore, le interpretazioni con cui i policymaker descrivono questo mondo, e permettere alle persone di dare un senso e un significato alle trasformazioni in atto, alla realtà e alla propria esistenza.

D’altronde questo sviluppo tecnologico e informatico, di enorme portata, ha di necessità implicazioni di ordine politico, etico, morale, sociale, antropologico, semantico, linguistico, culturale. Tutte cose che non si possono risolvere con una X.

Ritorniamo a The Onlife Manifesto.

Fuori il controllo, dentro l’attenzione: a me gli occhi

Il dubbio di Cartesio, come conseguenza, ha condotto a un sempre maggiore affidamento al controllo in tutte le sue forme.
Nella modernità, conoscenza e potere sono uniti per stabilire e mantenere il controllo.

L’era dell’ICT ci ha portati in direzione opposta, con alcuni rischi:

  • deresponsabilizzazione
  • identità mediate o nascoste
  • controllo sociale reciproco o laterale
  • overload cognitivo e amnesie (the forgetful present).

Quello che possiamo constatare è che i rischi, dal 2013 al 2023, non sono cambiati. 

Come studio siamo impegnati nella diffusione di una presa di coscienza all’utilizzo non-dipendente di dispositivi e social media, avendone studiato gli impatti a breve e lungo termine.
Non possiamo quindi che essere felici quando già nel Manifesto di dieci anni fa troviamo parole dedicate all’importanza dell’attenzione, la principale vittima di quest’era iperconnessa.

L’attenzione nell’economia digitale è approcciata come una commodity da scambiare sul mercato o da incanalare in processi.

Ma il diritto di focalizzare la nostra attenzione è una condizione necessaria per l’autonomia, la riflessione, la pluralità, un presente vissuto pienamente, la capacità di giudicare, criticare e dare un significato alla propria esistenza.

Le capacità di attenzione sono un elemento inerente al sé relazionale per il ruolo che giocano nello sviluppo del linguaggio, dell’empatia, della collaborazione e del gioco.

Per questo le impostazioni di base e gli altri aspetti delle tecnologie sviluppate dovrebbero rispettare e proteggere le capacità di attenzione.

Attenzione è un attributo che condiziona il fiorire delle interazioni umane e la capacità di impegnarsi in azioni significative nell’esperienza onlife.

Quindi, dopo dieci anni, è ancora attuale The Onlife Manifesto?

Sì, e vale la pena mantenersi focalizzati sulla necessità di ridisegnare e riprogettare ancora i nostri concetti e le nostre narrazioni per costruire un futuro comprensibile, in cui “la distribuzione di potere e responsabilità sempre più bilanciata tra autorità pubbliche, imprese e cittadini” lo renda forse anche un po’ più equo.

Per la scrittura di questo articolo abbiamo ripreso, traducendo dall’inglese, alcuni passi delle note introduttive e della parte 1 di The Onlife Manifesto, scritte da un gruppo aperto di antropologi, filosofi, psicologi, scienziati, ingegneri, sociologi, organizzati da DG Connect con il coordinamento di Luciano Floridi, per Oxford Internet Institute e University of Oxford. Publisher Springer.

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